Emma Goldman 
"La storia ci ha insegnato che ogni classe oppressa ha ottenuto la sua liberazione dagli sfruttatori solo grazie alle sue stesse forze. E' dunque necessario che la donna apprenda questa lezione, comprendendo che la sua libertà si realizzerà nella misura in cui avrà la forza di realizzarla. Perciò molto più importante per lei cominciare con la sua rigenerazione interna, facendola finita con il fardello di pregiudizi, tradizioni e abitudini."

Nata
a Konigsberg (Russia, 1869) e trasferitasi poi ancora fanciulla con la
famiglia a Pietroburgo, Emma aveva conosciuto un'infanzia difficile, in
un ambiente familiare dominato dalla figura autoritaria e conformista
del padre, in un contesto sociale caratterizzato da una latente
ostilità nei confronti degli ebrei (la sua famiglia era di origine
israelita). A soli quindici anni emigra negli Stati Uniti, dove piena
di entusiasmo ed alla ricerca di se stessa, ebbe occasione di
interessarsi tramite la stampa alla vicende giudiziarie seguite agli
incidenti avvenuti a Chicago (3 maggio 1886) fra lavoratori in sciopero
e polizia. In seguito alla morte di alcuni poliziotti, erano stati
infatti arrestati cinque esponenti anarchici particolarmente noti e
combattivi, con l'evidente scopo di colpire il movimento di
emancipazione dei lavoratori. La Goldman fu sconvolta dalla tragica
fine (la forca) dei cinque rivoluzionari e
sentì crescere in lei l'ammirazione per quegli uomini, per il loro
comportamento coerente e fiero, per le loro idee. Le loro idee
divennero le sue. Entrò
in contatto dapprima con Johann Most, un anarchico tedesco che curava
la pubblicazione del periodico Freiheit (Libert ): fu lui a scoprirne
l'abilità oratoria ed a spingerla a tenere le sue prime conferenze in
russo e in tedesco. In quel periodo Emma
incontrò quell'Alexander Berkman che le fu compagno di lotta e d'amore
per molti anni. Quando
nel 1892, durante uno sciopero, molti lavoratori furono uccisi dalle
guardie Pinkerton (crumiri armati) guidati dal padrone della fabbrica,
Henry Clay Frick, la Goldman e Berkman decisero di vendicare i
lavoratori uccisi. Emma
procurò il fucile e discusse con il suo compagno l'azione. Il 23 luglio
di quello stesso anno Alexander Berkman
entrò nell'ufficio di Frick e gli sparò a bruciapelo: non riuscì per ad
ucciderlo, anche se Frick rimase gravemente ferito. Il ventiduenne
attentatore anarchico fu arrestato, processato e condannato. Le
reazioni del movimento anarchico negli Stati Uniti di fronte
all'attentato di Berkman furono contrastanti: vi fu chi addirittura
arrivò a rifiutare solidarietà politica a Berkman. Fra questi Johann
Most: Emma Goldman sempre decisa nel suo comportamento,
troncò i rapporti con lui e il suo gruppo.
La
Goldman divenne da allora oggetto delle pericolose attenzioni della
polizia, a causa della sua instancabile
attività come oratrice e come conferenziera, chiamata ora in uno stato
ora in un altro a sostenere scioperi, a diffondere lo spirito ribelle,
a collaborare con le riviste anarchiche. Nel 1984 fu condannata ad un
anno di carcere sotto l'accusa di aver "incitato alla sovversione" un
gruppo di disoccupati nel corso di un comizio. Da allora in poi anche
la stampa cominci ad occuparsi regolarmente di lei, delle sue
attività , delle sue vicissitudini giudiziarie e le fu applicato il
soprannome di "Red Emma". E' impossibile anche solo dare un'idea della
vitalità mostrata da questa rivoluzionaria giovane, entusiasta e (a
detta di chi la conobbe) affascinante. Tutti i principali centri degli
Stati Uniti e del Canada la ebbero veemente oratrice: teatri stracolmi
di gente a Boston, a New York, a Montreal cos come ovunque la
chiamassero gruppi di lavoratori in lotta. La polizia non sapeva pi
come arginare la pericolosa
attività sovversiva; pi di una volta le fu impedito di parlare, i suoi
discorsi furono interrotti da funzionari di polizia, i padroni dei
teatri diffidati dal concedere i locali in occasione delle sue
conferenze. Oltre
alla specifica propaganda dell'ideale anarchico, Emma la rossa tenne
diverse conferenze sui temi pi svariati: la liberazione della donna,
l'uso dei contraccettivi, la tematica antireligiosa ed antimilitarista,
ecc. "La storia - scriveva la Goldman - ci ha insegnato che ogni classe
oppressa ha ottenuto la sua liberazione dagli sfruttatori solo grazie
alle sue stesse forze. E' dunque necessario che la donna apprenda
questa lezione, comprendendo che la sua libertà si
realizzerà nella misura in cui avrà la forza di realizzarla. Perciò
molto pi importante per lei cominciare con la sua rigenerazione
interna, facendola finita con il fardello di pregiudizi, tradizioni e
abitudini. La richiesta di uguali diritti in tutti i campi
indubbiamente giusta: ma, tutto sommato, il diritto pi importante
quello di amare e di essere amata. Se dalla parziale emancipazione si
passerà alla totale emancipazione della donna, bisognerà farla finita
con la ridicola concezione secondo cui la donna per essere amata, dolce
d'animo e madre, deve comunque essere schiava o subordinata.
Bisognerà farla finita con l'assurda concezione del dualismo dei sessi,
secondo cui l'uomo e la donna rappresentano due mondi agnostici." E a
proposito della contraccezione in una lettera inviata al compagno
anarchico Nettlau scriveva: "Ho imparato che tutti gli uomini latini
trattano ancora le loro mogli, o le loro figlie come esseri inferiori,
e che le considerano semplici macchine da riproduzione, come facevano
gli uomini dell'età della pietra (...) L'uomo pi moderno si comporta
ancora come Adamo, con le sue inibizioni verso la donna (...) Devo
ancora incontrarla, questa donna che vuole avere tanti bambini. Ci non
significa che io abbia mai negato il fatto che la maggior parte delle
donne vogliano avere un bambino, sebbene anche questo sia sempre stato
esagerato dai maschi. Ho conosciuto un discreto numero di donne che,
pur essendo femminili fino all'osso, non possedevano quello che
dovrebbe essere l'innato spirito materno, o desiderio di avere figli.
Vi sono senza dubbio delle eccezioni. Ma come si sa le eccezioni
confermano la regola. Ammettiamo pure che ogni donna voglia diventare
madre. Ma, a meno che non sia ottusa e ignorante, e che non abbia un
carattere
esageratamente passivo, una donna vuole tanti figli quanti decide di
averne. Certamente le abitudini e le tradizioni giocano una parte di
enorme importanza nel creare desideri artificiali che possono diventare
quasi una seconda natura. La Chiesa, in particolar modo la Chiesa
Cattolica, ha fatto il possibile per convincere la donna che essa deve
sottostare a ci che ha ordinato Dio riguardo alla riproduzione. Ma
forse ti
interesserà sapere che fra le donne che si rivolgono a cliniche
specializzate nel controllo delle nascite, le donne cattoliche,
incuranti dell'autorità esercitata su di loro dal clero, rappresentano
una percentuale molto alta." Nel
1906 Emma Goldman insieme con Alexander Berkman (appena uscito di
galera) inizi la pubblicazione del giornale anarchico Mother Earth
(Madre Terra). L'anno successivo
partecipò al Congresso Internazionale Anarchico tenutosi ad Amsterdam
ed in quell'occasione conobbe molti militanti anarchici di primo piano
provenienti da tutto il mondo (particolare impressione
esercitò su di lei la figura di Errico Malatesta). Nel
decennio successivo continuo la collaborazione con Berkman: insieme si
opposero al militarismo ed al fanatismo che
accompagnò lo scoppio della prima guerra mondiale e a tal fine
costituirono una Lega Anti-Coscrizione che intendeva spingere i giovani
a rifiutare la cartolina-precetto e a disertare. Naturalmente furono
arrestati e condannati tutti e due e espulsi dagli Stati Uniti e si
imbarcarono alla volta della Russia rivoluzionaria. Sull'onda del loro
entusiasmo, ed a causa delle scarse e confuse notizie che finora
avevano avuto sul movimento rivoluzionario in Russia, Berkman e la
Goldman si illudevano che i bolscevichi altro non fossero che la punta
di diamante del proletariato in lotta. Le stesse differenze fra la
concezione anarchica e quella bolscevica della rivoluzione non erano
ben chiare a loro. Fu un grave abbaglio. E' la stessa Goldman a
raccontare nella sua autobiografia, con la consueta
onestà , la gelida accoglienza riservata ad alcune sue affermazioni
invitanti alla collaborazione con i bolscevichi, nel corso di
un'assemblea (gi allora tenuta clandestinamente) degli anarchici di
Pietrogrado. La Goldman rimaneva scettica, quasi non credeva a quanto
le andavano raccontando i compagni sulla vera situazione della Russia
rivoluzionaria, parlandone delle persecuzioni di Lenin e dei suoi
seguaci contro gli anarchici ed i socialisti rivoluzionari. Importante
fu per lei il colloquio con Lenin: al di l della formale
cordialità , la sua stima per i bolscevichi incominci a vacillare.
Lenin ebbe la spudoratezza di "fare il tonto" quando Berkman gli chiese
perché tanti anarchici si trovassero in galera. "Noi abbiamo in galera
solo banditi e machnovisti, non veri anarchici"- gli rispose Lenin. Ben
pi significativo e profondamente rivelatore fu per Red Emma il
colloquio da lei avuto con il vecchio ed ammalato Pietro Kropotkin. Il
vecchio rivoluzionario le
confermò quanto le avevano gi detto tanti altri anarchici: la
rivoluzione non era ancora stata sconfitta, c'erano ancora speranze,
bisognava lottare. Ma non solo contro i nemici esterni, anche contro lo
strozzamento che dall'interno i bolscevichi stavano effettuando contro
le loro stesse parole d'ordine della prima ora. Dopo
la carneficina di Kronstadt (centinaia di proletari massacrati
dall'Armata Rossa di Trotsky) i due anarchici decisero di lasciare la
Russia e di continuare altrove, in migliori condizioni, la lotta
anarchica. Da
allora l'attività della Goldman riprese pur tra molte difficoltà,
espulsioni, noie ed arresti. Fu a Stoccolma, a Monaco, in altre
città finché si stabilì per un periodo a Londra. Nel '36 fu a
Barcellona, nella capitale dell'anarchismo catalano ed iberico, in
occasione del comizio internazionale anarchico di
solidarietà con la rivoluzione spagnola in corso. Accanto ai
rivoluzionari ed ai lavoratori accorsi da ogni dove c'era anche lei: la
stessa che mezzo secolo prima aveva pianto la morte dei "martiri di
Chicago" e si era ripromessa di continuare la lotta. Si stabilì poi definitivamente in Canada, dove morì nel 1940 in seguito ad un malessere che la colse durante una conferenza. 
Bibliografia in lingua italiana.
Emma Goldman, Quel ch'io credo, Editrice Giovent Libertaria, Roma 1908. Emma Goldman, Anarchia, femminismo e altri saggi, La Salamandra, Milano 1976. Emma Goldman, Perch la rivoluzione russa non ha realizzato le sue speranze, in "Pensiero e
Volontà " 1925. Emma
Goldman, La mia disillusione in Russia, in "Gli anarchici nella
rivoluzione russa" di P. Avrich, La Salamandra, Milano, 1976,
pp.210-212. Emma Goldman, La sconfitta della rivoluzione russa e le sue cause, La Salamandra, Milano 1977. Emma Goldman, Amore, emancipazione. Tre saggi sulla questione della donna, Ipazia n° 1, Ragusa, 1977. Emma Goldman, Autobiografia. Vivendo la mia vita, vol. I (1889-1899), La Salamandra, Milano 1980. Emma Goldman, Autobiografia. Vivendo la mia vita, vol. II (1900-1907), La Salamandra, Milano 1981. Emma Goldman, Autobiografia. Vivendo la mia vita, vol. III (1908-1917), La Salamandra, Milano 1985. Emma Goldman, Autobiografia. Vivendo la mia vita, (1917-1928), Zero in Condotta, Milano 1993. Emma Goldman-P. Avrich, introd. a Che cos' l'Anarco Comunismo, di A. Berkman, La Salamandra, Milano 1977. Pietro Gori, Emma Goldman, in "Scritti Scelti" vol. II, l'Antistato, Cesena 1968. Maurizio
Antonioli, Dibattito sul sindacalismo, "Atti del congresso
internazionale anarchico di Amsterdam, 1907", Crescita Politica, 1978,
pp. 64/79.
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